Screening ed effetto-Covid: a che punto siamo?
PREVENZIONEQual è stato l’impatto della pandemia sulle donne e la prevenzione dei tumori? Qualche dato interessante arriva a proposito degli screening, i programmi di controlli periodici proposti dal Servizio sanitario nazionale. Secondo l’Osservatorio nazionale screening rispetto ai primi mesi di emergenza si stanno recuperando i ritardi accumulati, ma non le profonde disuguaglianze fra regioni.
Lo scopo degli screening è aumentare la possibilità di diagnosticare precocemente eventuali tumori, quando sono più semplici da curare in modo efficace. La fotografia scattata dall’Osservatorio (i dati più recenti si fermano al maggio 2021) rivela profonde differenze lungo la penisola e anche migliaia di diagnosi mancate e liste d’attesa da smaltire. Ecco una sintesi della situazione:
I dati
riguardano il periodo da gennaio 2020 a maggio 2021 e sono confrontati con un periodo standard di riferimento stimato, relativo ad un 2019 pre-pandemico
La mammografia
Per quanto riguarda la mammografia per la diagnosi precoce dei tumori al seno, gli inviti mancati sono stati oltre un milione. A livello nazionale si tratta del 20 per cento in meno, ma in alcune regioni la differenza è stata minima (o addirittura si è fatto meglio rispetto al 2019, come in Sicilia) e in altre più che consistente (Valle d’Aosta, Campania e Calabria dove il calo degli inviti è stato intorno al 60 per cento). Tutto questo si è tradotto in 3.558 diagnosi stimate di tumore mammario in meno e un ritardo accumulato di 4,8 mesi.
Pap-test e HPV-test
più complicato valutare cosa ci siamo persi con lo screening cervicale, perché bisogna tenere conto del progressivo passaggio dal Pap test (triennale) all’HPV-DNA test (quinquennale), già proposto come test di screening in molte regioni dopo i 30 anni. Aumenta l’intervallo temporale fra un test e l’altro, logico quindi che risultino meno inviti e meno test effettuati: una quota di screening in meno, rispetto al 2019, è da attribuire a questo cambiamento (migliorativo) dell’offerta vaccinale. In ogni caso, nel 2020 sono state diagnosticate 3.504 lesioni CIN2+ in meno (lesioni precancerose di grado moderato). Il rapporto ha anche rilevato un calo di propensione a partecipare allo screening da parte delle donne: meno 20 per cento in Italia e più marcato (meno 30 per cento almeno) in Lazio, Liguria, Marche, Molise, Sicilia, Provincia di Trento, Umbria e Valle D’Aosta. A Bolzano, invece, è andata meglio del 2019.
Test per il colon-retto
Parliamo della già sottovalutata diagnosi precoce dei tumori del colon-retto: gli inviti mancati ai test sono stati oltre due milioni e 1,2 milioni di persone in meno hanno effettuati i test di screening (ricerca del sangue occulto fecale o rettosigmoidoscopia). Con quali conseguenze? Si stimano 1.376 casi di carcinoma colorettale diagnosticati in meno e 7.763 adenomi avanzati in meno.
Da cosa dipendono gli inviti mancati e la lentezza? I servizi sono stati chiusi nei mesi di lockdown del 2020 ma, anche una volta ripartiti, non si è stati in grado di assicurare sempre volumi di attività uguali o superiori alla fase pre-pandemia. L’organizzazione si è fatta più complessa per evitare sale di attesa affollate, garantire una adeguata sanificazione, per far fronte agli spostamenti o carenze di personale.
Morale: si stanno recuperando i ritardi, ma pesa ancora una certa esitazione da parte delle donne e degli uomini coinvolti, e una certa difficoltà degli ambulatori a ripartire a pieno ritmo con l’organizzazione del lavoro e del personale. Più in difficoltà sono apparse le Regioni in cui si registrava una certa sofferenza già prima della pandemia: nuova emergenza, vecchi problemi irrisolti.
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